Carissimi Colleghi ed Amici,
il 102° Congresso della nostra SIOT che si è svolto a Palermo, si è appena concluso. Nonostante il bel tempo che ci ha accompagnato, abbiamo potuto verificare come i partecipanti abbiano resistito alla tentazione di approfittarne per scoprire le bellezze della nostra città e, magari, fare un bagno a Mondello.
Le aule sempre affollate sono state il miglior premio per il programma scientifico che, grazie ai vostri contributi, è stato davvero di alto livello.
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Per accedere alla piattaforma di upload cliccare sull’immagine. Le credenziali personali di accesso e le istruzioni tecniche sono state inviate a tutti i Presenting Authors dei Poster accettati. Il contributo dovrà essere inviato in formato pdf entro e non oltre sabato 30 settembre 2017. Per informazioni: abstract2017@congressosiot.it
Tutte le informazioni utili per organizzare la vostra partecipazione: contatti, alberghi, trasporti, informazioni scientifiche.
La sede del Congresso Nazionale SIOT 2017 è la Fiera del Mediterraneo. Edificata nel 1946, alle pendici del Montepellegrino, rappresenta una delle principali e storiche fiere siciliane ed italiane, con una superficie totale di 86 mila mq.
Aiutati dalla cornice rappresentata dalle tante bellezze della nostra terra, in un periodo dell’anno che, spesso, regala colori e profumi di un’estate che non vuole andare via, il cuore vero del Congresso dovrà essere la qualità della proposta scientifica. Crediamo che i due argomenti scelti siano di grande interesse e di stretta attualità. Faremo il possibile perché questo Congresso abbia successo sia per la parte organizzativa che, soprattutto, per i contenuti. Per questi ultimi sarà fondamentale il Vostro contributo scientifico e quello delle Società Specialistiche, che rappresentano una parte fondamentale della S.I.O.T.
La trinacria, simbolo della Sicilia, è composta dalla testa della Gorgone, i cui capelli sono serpenti intrecciati con spighe di grano, dalla quale di irradiano tre gambe piegate all’altezza del ginocchio. Il nome dell’ Isola si trova sin nei poemi Omerici, (nell’Odissea la Sicilia è chiamata Thrinakie, che significava Isola a forma di tridente, nome successivamente mutato in Trinakria, che vuol dire Isola dai tre promontori, e cioè: (Capo Peloro a Nord-Est (Messina), Capo Boéo o Lilibéo a Ovest (Marsala), Capo Passero o Capo Spartivento a (Sud-Est). Successivamente il nome divenne Trinacria: (nome adoperato anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia), che la tradizione classica interpretò come riferimento alla forma triangolare dell’Isola.
La cattedrale metropolitana primaziale della Santa Vergine Maria Assunta, nota semplicemente come cattedrale di Palermo, è il principale luogo di culto cattolico della città di Palermo e sede vescovile dell’omonima arcidiocesi metropolitana. Dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell’umanità (Unesco) nell’ambito dell’Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale”. Nel XVIII secolo Palermo annoverava come patroni quindici fra sante e santi principali e venti secondari, i primi verosimilmente identificabili con le raffigurazioni presenti ai varchi delle recinzioni esterne del Piano della Cattedrale. Alla Vergine Maria sotto il titolo dell’«Assunta» si affianca la gerarchia delle Sante Vergini siciliane, nell’ordine odierno Rosalia, Agata, Cristina, Oliva, Ninfa e Lucia, San Giuseppe e gli apostoli Pietro e Paolo, i Dottori della Chiesa Gregorio, Agostino, Girolamo, Ambrogio e Teresa d’Avila, i papi siciliani Agatone e Sergio, vescovi e martiri palermitani, Benedetto e Silvia, la teoria di santi appartenenti agli ordini agostiniano, basiliano, benedettino, camilliano, compagnia di Gesù, domenicano, francescano, paolotto, senza trascurare i protettori invocati contro le epidemie Sebastiano, Antonio, Rocco e la Vergine Maria in tutte le accezioni. Lo studio approfondito dei singoli luoghi di culto palermitani offre un panorama affollatissimo di venerabili personaggi, di seguito l’elenco aggiornato che annovera circa un centinaio di Santi Patroni Protettori.
Il teatro massimo Vittorio Emanuele di Palermo è il più grande edificio teatrale lirico d’Italia, e uno dei più grandi d’Europa, terzo per ordine di grandezza architettonica dopo l’Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Ambienti di rappresentanza, sale, gallerie e scale monumentali circondano il teatro vero e proprio, formando un complesso architettonico di grandiose proporzioni. Il teatro fu edificato fra il bastione di San Vito e la Porta Maqueda, abbattendo la Chiesa delle Stimmate e l’annesso convento e la Chiesa di San Giuliano; la tradizione narra che una suora detta “la monachella” (la prima Madre Superiora del convento) si aggiri ancora per le sale del teatro. Alcuni sostengono di aver visto un’ombra di una suora aggirarsi dietro le quinte e nei sotterranei e, stando alla tradizione, essa lanci delle vere e proprie maledizioni. Si dice anche che chi non creda alla leggenda inciampi in un particolare gradino entrando a teatro, gradino detto appunto “gradino della suora“.
Piazza Pretoria detta anche piazza della Vergogna si trova sul limite del quartiere della Kalsa, in prossimità dell’angolo del Cassaro con via Maqueda, a pochi metri dai Quattro Canti, centro esatto della città storica di Palermo. Al centro della piazza è collocata la fontana Pretoria opera di Francesco Camilliani realizzata nel 1554, che occupandone gran parte dell’estensione caratterizza fortemente il Piano Pretorio. Tre dei quattro lati sono chiusi da edifici: il palazzo Pretorio, sede del comune costruito nel XIV secolo e ristrutturato nel XIX secolo; la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria edificata alla fine del XVI secolo; due palazzi baronali: palazzo Bonocore e palazzo Bordonaro separati da una scalinata sul Cassaro. Sul quarto lato la piazza scende con una scalinata su via Maqueda dirimpetto al prospetto sinistro della chiesa di San Giuseppe dei Teatini.
Il carretto veniva utilizzato come mezzo di trasporto, ma attraverso le sue spettacolari decorazioni era un veicolo per raccontare storie: un vero e proprio libro illustrato ambulante. Le scene raffigurate raccontavano eventi storici, episodi religiosi o di cavalieri, oppure erano un modo molto colorato per pubblicizzarsi ed attirare l’attenzione di eventuali clienti. Ogni zona della Sicilia era rappresentata da un carretto con caratteristiche cromatiche e di forma diverse: a Palermo i carretti erano a trapezio e predominava il giallo, a Catania erano rettangolari e predominava il rosso. Il carretto era il frutto della collaborazione di molti artigiani: intagliatori, fabbri, assemblatori specializzati e pittori, era quindi un concentrato di creatività e tecnica minuziosa. Oggi il carretto ha perso le sue funzionalità di trasporto, ma è rimasto un’icona del folklore siciliano, ammiratissimo dai turisti e nel cuore di tutti i siciliani, un vero simbolo della cultura dell’Isola. Proprio per questo il sapere di quegli artigiani è stato tramandato di padre in figlio ed ancora è tenuto vivo. A rendere omaggio a questa tradizione Dolce e Gabbana, in collaborazione con Smeg, hanno realizzato un’edizione speciale di 100 frigoriferi esclusivi, decorati con elementi tipici siciliani. Le decorazioni sono state affidate alle abili mani di artisti siciliani.
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